Il sig. Mario non ci delude mai, ci aveva promesso che sarebbe venuto nella nostra scuola per aiutarci nella cura dell' orto e così è stato: si è presentato con la motozappa e il trattore e ha dato via ai lavori! Abbiamo con pazienza aspettato che zappasse la terra, poi che preparasse lo spazio adatto alla semina del grano, ma la nostra attesa paziente è stata ripagata da ciò che abbiamo fatto dopo: preso un pò di compost presente nella nostra compostiera, abbiamo interrato le cipolle e l'aglio, piantato l'insalata e gli spinaci e anche la bieta. Poi abbiamo preso un pugnetto di semini di grano e siamo andati a seminarlo in un pezzo di terra nel nostro giardino e, per non far mangiare i semini agli uccelli, abbiamo saltellato sopra alla terra cercando di spingere i semini in profondità (Mario però ci ha promesso che tornerà a scuola con uno spaventapasseri). Poi insieme alle maestre abbiamo messo a dimora alcune piantine aromatiche che serviranno alla cucoca Rita per insaporire le ghiotte pietanze.
Mio padre mi diceva:
“L'orto vi insegnerà
a stare insieme, perché la terra
vi sfida a non litigare”
(Antonio Gualdo)
Perché un orto a scuola
Il ruolo del tempo che passa, la pazienza che occorre per fare bene le cose, l’attesa e la ricompensa per l’impegno messo nel fare qualcosa … Sono soltanto alcuni degli aspetti formativi che possono alimentare la cura di un orto scolastico. Coltivare la terra ricorda un antico mestiere ormai dimenticato ma che, nell’attuale società del progresso e della massiccia industrializzazione, viene riscoperto e valorizzato.
Un orto a scuola è coltivare prima di tutto dei saperi, saperi che hanno a che fare con i gesti, con un apprendimento esperienziale che le generazioni più giovani non sempre hanno modo di sperimentare.
Coltivare vuol dire avere a che fare con una realtà che va al di là della certezza di soluzione propria di un’equazione matematica. La stessa operazione ha spesso risultati diversi che inducono alla ricerca di nuove soluzioni.
Coltivare a scuola è un modo per imparare il tempo dell’attesa: aiuta a capire il concetto del tempo poiché la natura offre un modello in cui non è possibile vedere subito gli effetti delle azioni che si compiono. Per osservare i cambiamenti occorre tempo e pazienza. E i risultati non sono mai certi, l’orto non è un supermercato dove puoi comprare ogni ortaggio in ogni stagione.
Fare scuola nell’orto aiuta a capire i cicli stagionali, a fronteggiare l’incertezza, sviluppa il rispetto per la natura; i bambini, infatti, arrivano a comprendere (ma soprattutto a vivere) i fenomeni legati alla rete della vita in cui viene spontaneo riutilizzare ogni cosa: dagli scarti vegetali con i quali alimentare il compost, al recupero dell’acqua per l’irrigazione. Poiché coltivano direttamente gli ortaggi, i bambini trovano entusiasmante mangiare le verdure di cui hanno seguito la crescita dal seme al frutto.
E poi l’orto diventa per i bambini un luogo magico nel quale entrare in diretto contatto con la terra: è un’ecologia che tocca loro il cuore, rendendoli responsabili di fronte alla natura e a all’ambiente. E a maggior ragione la semina, l'osservazione della crescita del grano, la raccolta, la trebbiatura ed infine la trasformazione in farina in un mulino e la possibilità di realizzarci il pane, fa capire al bambino il trascorrere del tempo, la fatica ed il coinvolgimento di pluralità di persone coinvolte per ottenere un prodotto “molto semplice” ma “molto prezioso” per la sopravvivenza di tutti.
1 commento:
Mario for president! MammaFosca
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