martedì 13 gennaio 2009

MUSICA SINISTRA

Per alcuni genitori avere un figlio mancino rappresenta ancora un problema e spesso chiedono agli insegnanti come poter correggere quello che ritengono essere un difetto. Presentiamo un interessante articolo apparso qualche giorno fa sul Corriere della Sera che rivela come l' apparente svantaggio, in realtà, può essere una preziosa risorsa.

Molti virtuosi del piano sono mancini anche se la tastiera è fatta per i «destri». "Beethoven deve aver composto da mancino"

Un mancino alle prese con le forbici? È generalmente costretto a lottare contro un tipico strumento costruito per chi abitualmente usa la mano destra (come quasi tutti gli utensili da cucina). I blocchi e i quaderni a anelli? I mancini sfregano continuamente la mano e il polso contro gli anelli, devastanti per i maglioni di lana. Il mouse del computer? L' indice dei mancini è proprio sopra il tasto destro, quello che non si usa quasi mai (a parte per salvare le foto e vedere le opzioni di un file). Non parliamo della tastiera del computer - per raggiungere il quadrante numerico un mancino deve incrociare le braccia. O del cambio della macchina, che si usa con la destra (Inghilterra, Australia e Giappone a parte). O di altri mille accessori progettati su misura dalla e per la «tribù» della mano destra. Nel mondo della musica sono democraticamente non svantaggiati i chitarristi o i bassisti mancini: basta «rovesciare» le corde dello strumento (si pensi a Jimi Hendrix o a Paul McCartney). Mentre la tastiera del pianoforte - che pure, ovviamente, si suona con due mani - per come è stata disegnata non favorisce i mancini: le note più alte sono sulla destra. Eppure, i pianisti mancini hanno almeno un vantaggio inaspettato - come ha scoperto un famoso neurologo americano -. A parità, è chiaro, di talento e applicazione allo studio). E per questo vantaggio neurologico, pur essendo statisticamente una piccola minoranza della popolazione, i mancini possono vantare un numero effettivamente sproporzionato di grandi solisti del pianoforte: il rumeno Radu Lupu, la francese Hélène Grimaud, il norvegese Leif Ove Andsnes (grande interprete di Grieg), gli americani Steven Blier e Richard Goode tra i virtuosi in attività. E poi, nel passato, soltanto a guardare tra i sommi spiccano Vladimir Horowitz, Arthur Rubinstein e Glenn Gould: tutti mancini. Il motivo l' ha spiegato un neurologo di Princeton, il professor James Wang, all' Atlanta Journal-Constitution: «Ai livelli così alti, ogni vantaggio, anche il più piccolo, ha la sua importanza: per questo i mancini sono rappresentati in modo sproporzionato tra i grandi del piano. I pianisti in generale, mancini o destrimani, devono coordinare l' attività dei due emisferi del cervello perché ciascun emisfero è responsabile del movimento di una mano. Un mancino su sette ha i centri del linguaggio divisi in entrambi gli emisferi, cioè ha più spazio nel cervello per analizzare. Soltanto un destrimane su venti ha questo vantaggio». Se a ciò si aggiunge che i mancini, da quando imparano a suonare il pianoforte, devono adattarsi a suonare uno strumento pensato a misura di destrimane, ciò significa che i loro neuroni sono costretti a un lavoro maggiore, e a uno sviluppo più intenso - una sorta di ginnastica supplementare per il cervello. Ancora un' altra caratteristica è che i mancini, secondo i neurologi che studiano la creatività, ottengono risultati mediamente migliori dei destrimani nei test relativi al cosiddetto «pensiero divergente», la capacità di trovare soluzioni insolite a problemi. Paul Wittgenstein, grande pianista austriaco e fratello del filosofo Ludwig, perdette il braccio destro durante la prima guerra mondiale e, al ritorno, decise che avrebbe continuato la carriera di concertista. Suonando pezzi composti appositamente per lui, il più famoso dei quali è il «Concerto per la mano sinistra» di Maurice Ravel - tuttora eseguito e registrato da altri artisti. Anche Richard Strauss, Hindemith, Prokofiev, e Benjamin Britten scrissero per Wittgenstein e la sua mano sinistra. Hélène Grimaud, mancina, racconta di sentire un' affinità speciale per la musica di Beethoven, Schumann, Brahms e Rachmaninoff - è certa che fossero mancini perché la loro musica per piano le pare pensata «per» mancini. (Rachmaninoff era effettivamente mancino; Beethoven lo era secondo il suo biografo Anton Schindler, non sempre affidabile al 100%: esistono infatti ritratti in cui Beethoven impugna la penna nella destra). Schubert e Chopin, entrambi destrimani, sembrano favorire i destrimani. Mozart, che forse era ambidestro, pare a molti pianisti un compositore in questo senso «neutrale». Per i direttori d' orchestra la questione è differente: tra quelli più affermati ce n' è uno soltanto, lo scozzese Donald Runnicles, che tiene la bacchetta nella sinistra. Non perché tutti gli altri colleghi siano destrimani, ma perché i professori d' orchestra sono abituati a guardare soprattutto quella mano (quella dominante, che, volendo semplificare, scandisce i tempi: la sinistra generalmente indica i fraseggi). Così tanti direttori mancini tengono la bacchetta nella destra, per tradizione, per facilitare i professori e anche perché in conservatorio gli sarà probabilmente stato consigliato così. Altrimenti dovrebbero rovesciare in senso speculare lo schieramento degli strumenti di tutta l' orchestra. Come fa senza troppi rimorsi Runnicles, spostando contrabbassi e violoncelli al centro sinistra, su misura per la sua bacchetta.

Articolo di Persivale Matteo tratto da Corriere della Sera (10 gennaio 2009 pag 45)

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